Repubblica — 06 dicembre 2009 pagina 29 sezione: CRONACA
QUITO – Un mandato di cattura per omicidio colposo. Destinatari: gli altri sei italiani del gruppo di turisti di cui facevano parte Denis Tronchin e Emiliano Eva, i due ragazzi scomparsi il 6 agosto 2006 a Puyo, nella giungla amazzonica, dove erano arrivati per immergersi nelle pratiche sciamaniche degli indiani Shuare provare due potenti allucinogeni, la maikiuwa e l’ ayahuasca, che ne causarono la morte. I resti di Denis e Emiliano furono ritrovati qualche mese dopo – il 19 dicembre del 2006 e il 22 febbraio del 2007 – lungo il fiume Pastaza. Dentro dei sacchi. I corpi spezzati in diverse parti (con l’ uso di una motosega, stabilirono le perizie scientifiche). La polizia di Puyoe la Fiscalia Provincial di Macas – organo investigativo ecuadoriano – non hanno mai smesso di indagare. Nonostante l’ omertà della comunità Shuar, tagliatori di teste e sciamani “per interesse”. Ora l’ inchiesta potrebbe essere ad una svolta. I magistrati di Macas – dopo aver accusato quattro Shuar che avrebbero eliminato i corpi dei due giovani turisti dopo l’ overdose da allucinogeni- hanno emesso un mandato di cattura nei confronti degli altri sei italiani che hanno preso parte al rituale sciamanico. Nella selva c’ erano anche Antonio Accomando, Francesco De Giorgio (uno sciamano che attraverso il sito “il tamburo degli sciamani” indirizza la sua clientela verso l’ Ecuador), Eugenio Zanardi, Bruno Di Folco, Giuliano Rigotti e Salvato Italiana. Gli investigatori li accusano di omicidio colposo. In sostanza non fecero nulla, pur conoscendo il rischio che correvano, per dissuadere Denis ed Emiliano a sperimentare la maikiuwa, una pozione ancor più potente dell’ ayahuasca che invece tutto il gruppo consumò. Per Antonio Accomando si ipotizza addirittura l’ omicidio premeditato: sarebbe stato lui – in base ad alcuni riscontri – a chiedere che per i due ragazzi venisse preparato il cocktail letale. Il mandato di cattura per i sei italiani non è ancora internazionale: lo diventerà se i familiari di Denis e Emiliano avvieranno un’ istanza processuale propria, indipendente da quella dei giudici di Macas. In questo caso scatterebbero l’ arresto e la richiesta di estradizione in Ecuador. E la vicenda arriverebbe, forse, a una conclusione. Ricostruiamola. È la notte tra il 5 e il 6 agosto nella selva di Puyo. Stando ai verbali della polizia, quando Denis e Emiliano smettono di vivere, c’ è subito chi si occupa di fare sparire i loro corpi. Scattano le indagini. Si ripercorre il viaggio di Denis e Emiliano, le tappe, i contatti. Da quando partono da Milano (28 luglio 2006) fino alla giungla di Puyo. È solo grazie agli esami genetici che i medici legali, una volta ritrovati i corpi, confermano che si tratta di Tronchin e Eva. Il primo di Gardigiano, Venezia, l’ altro di Milano. Il ponte con l’ Italia, all’ inizio, non è proprio saldissimo. Scarsa collaborazione tra procure ecuadoriane e italiane. I familiari chiedono la verità, ma le carte sembrano ingarbugliate, lo scenario confuso. «Che questa storia sia ancora avvolta nel mistero è evidente – dice Antonello Zappadu, il fotoreporter degli scatti a villa Certosa che realizza reportage in Sudamerica dagli anni ‘ 80 e ha seguito da vicino anche questa vicenda – Troppe cose non tornano, forse non si è ancora voluto approfondire». Nel luogo dove la polizia ha ritrovatoi resti di Denise Emiliano sono stati rinvenuti altri tredici cadaveri. La selva di Puyo è il regno dei cacciatori di teste Shuar. Per questo gli investigatori ritengono che dietro la morte dei due italiani si nasconda un traffico internazionale di organi. In particolare di teste (crani) miniaturizzati. Sul mercato possono valere da 50 a 300 dollari. Li acquistano trafficanti, soprattutto americani, che li dirottano poi nel circuito dei musei naturali. Agli atti dell’ inchiesta ci sono una serie di testimonianze. E il riferimento a un omicidio “strano”. Quello di Gilberto Yankuam, vicepresidente della Confederazione delle nazioni indigene dell’ Amazzonia. Viene sequestrato e ucciso, secondo le autorità, perché durante un viaggio negli Stati Uniti scopre visitando un museo antropologico di New York che una delle teste miniaturizzate esposte non può che provenire da un traffico clandestino di “cabezas reducidas”. Una tzanta (testa miniaturizzata) messa sul mercato dagli Shuar. Implicato nell’ omicidio di Yankuam, sempre stando all’ inchiesta, è Raul Elias Antuca, uno dei quattro Shuar che accolgono Denis e Emiliano a Palora, tappa intermedia del loro viaggio sciamanico di sola andata. Solo coincidenze? –
DAL NOSTRO INVIATO PAOLO BERIZZI
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EL COMERCIO , QUITO
08/12/2009 Quito, ANSA Tres italianos están implicados en la desaparición de dos compatriotas en agosto de 2006, cuando realizaban un viaje por la selva de Ecuador, cuya muerte no está relacionada con el caso de la reducción de cabezas, informó hoy el fiscal de la ciudad amazónica de Macas. Humberto Tello, fiscal de Macas, 240 kilómetros al sur de Quito, explicó que pesa sobre el italiano Antonio Acomando orden de prisión por la desaparición de los italianos Emiliano Eva y Denis Tronchin. Dos ecuatorianos están acusados como “cómplices” del delito, y como “encubridores”, los italianos Francesco Di Giorgo y Sergio Vincenzo Tito y otros tres ciudadanos de Ecuador.
Según Tello, los dos jóvenes murieron por ingerir durante un ritual una cantidad excesiva de droga alucinógena. Sus compañeros los enterraron y no notificaron a las autoridades de lo ocurrido, siempre según el fiscal.
“Los dos italianos murieron por toma excesiva de
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Avevo seguito la vicenda perchè ero stato in Ecuador proprio in quel periodo, la mia domanda è perchè la Magistratura Italiana non ha mai fatto niente per andare a fondo sull’accaduto, come ad esempio, mettersi in contatto con gli investigatori di quel luogo…
Sono legittime domande, pensa che io sono l’unico giornalista che è stato sia a Puyo che a Macas, sono in possesso di una copia del mandato di cattura delle autorità dell’Ecuador contro i sei Italiani e nessun giudice ha ritenuto di dovermi sentire.
Nelle prove di accusa una testimonianza fondamentale di un indio Shuar che afferma di aver ricevuto una telefonata da uno dei sei Italiani che avevano raggiunto nel frattempo l’aeroporto di Quito, dove gli chiedeva di com’era la situazione? E alla risposta che Emiliano Eva rantolava male e che era spacciato, l’unico consiglio che ha ricevuto è quello di “sopprimerlo” … questo in Ecuador è istigazione all’assassiono, spero anche in Italia.