Un soprannome di peso, un business illegale impressionante, una tratta (Calabria-Colombia) collaudatissima. E ieri le manette. Le autorità colombiane hanno arrestato a Bogotà ed espulso Roberto Pannunzi, boss della ‘ndrangheta, detto il ‘Pablo Escobar italiano’. Il broker internazionale del narcotraffico arriverà oggi stesso in Italia. “Siamo riusciti a ottenere l’espulsione, grazie anche alla credibilità della magistratura italiana nei confronti dei colleghi colombiani”, ha commentato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, che ha seguito in prima persona l’indagine per la cattura del narcotrafficante di origini calabresi.
Pannunzi, protagonista anni fa di due fughe dai domiciliari (entrambe da strutture sanitarie a Roma) ha 67 anni e fino a poche ore fa era “l’uomo più ricercato dal paese”, come ha sottolineato via Twitter il ministero della Difesa nel dare l’annuncio della cattura. Altre fonti lo definiscono “il narco più ricercato dell’Europa”, segnalato alle autorità locali dalla giustizia italiana tramite l’Interpol. Nel momento in cui è stato catturato in un centro commerciale di Bogotà, il boss della ‘ndrangheta era in possesso di una carta d’identità venezuelana a nome Silvano Martino. I media di Bogotà sottolineano che gli esperti anti-droga colombiani hanno scoperto tempo fa una “nuova rotta del narcotraffico che arriva in Italia. I narcos fanno uscire la droga dal paese in motoscafi diretti in Centroamerica o in Ecuador. Il viaggio prosegue via container verso la Spagna, quindi in Italia”.
Conosciuto come il “principe del narcotraffico”, originario di Siderno, nel 2010 Pannunzi riuscì ad evadere da una clinica romana dove si trovava agli arresti domiciliari per problemi di salute. La fuga ha di fatto ricalcato una precedente evasione riuscita a Pannunzi nel 1999. Anche in quel caso il boss approfittò della concessione degli arresti domiciliari in una clinica romana per fuggire. Era stato arrestato nel 1994 proprio in Colombia, a Medellin. Agli agenti che lo stavano ammanettando offrì un milione di dollari in contanti in cambio della libertà. Interlocutore privilegiato dei produttori di cocaina colombiani, con contatti anche con la mafia siciliana e con personaggi di spicco di alcune famiglie riconducibili al boss Provenzano, Pannunzi – sottolineano i media locali – era in grado di esportare fino a due tonnellate al mese di cocaina dalla Colombia all’Europa. In particolare, Pannunzi è legato ai Macrì di Siderno e tiene i contatti con Cosa Nostra e Cosa Nostra americana e che contratta alla pari con il cartello di Medellìn, tanto che avrebbe fatto sposare suo figlio con un esponente del cartello per rafforzarne i legami.
BOGOTÀ – E’ stato arrestato in Colombia il boss calabrese Roberto Pannunzi, l’anello di congiunzione tra la ‘ndrangheta e in cartello di Medellin, l’uomo in grado di esportare fino a due tonnellate di cocaina al mese dal Sudamerica verso l’Europa. Lo rendono noto le autorità di Bogotà. “Pannunzi, noto come il Pablo Escobar dell’Italia, era l’uomo più ricercato dal Paese”, ha scritto via Twitter il ministero della Difesa. Altre fonti definiscono Pannunzi “il narco più ricercato d’Europa”, segnalato alle autorità locali dalla giustizia italiana tramite l’Interpol.
Nel momento in cui è stato catturato in un centro commerciale di Bogotà, il boss era in possesso di una carta d’identità venezuelana a nome Silvano Martino. Il suo arresto è frutto di un’operazione congiunta della polizia colombiana e della Drug Enforcement Agency (Dea) statunitense.
Conosciuto come il “principe del narcotraffico”, originario di Siderno e legato alla ‘ndrina dei Macrì, Roberto Pannunzi, 67 anni, è ritenuto esponente di altissimo profilo ‘ndrangheta, con contatti anche con la mafia siciliana, con personaggi di spicco di alcune famiglie riconducibili al boss Provenzano e perfino con la mafia turca.
Con il cartello di Medellin, il boss calabrese contrattava alla pari, un legame rafforzato anche attraverso il matrimonio di suo figlio con un’esponente del cartello. Proprio a Medellin, nella zona di El Poblado, Pannunzi fu catturato una prima volta nel 1994. Agli agenti che lo stavano ammanettando offrì un milione di dollari in contanti in cambio della libertà.
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Estradato in Italia, evase nel 1999 dalla clinica privata dove era stato ricoverato per motivi di salute. Arrestato di nuovo a Madrid insieme al figlio Alessandro nel 2004, Pannunzi riuscì a evadere una seconda volta sempre nello stesso modo: l’8 aprile 2010 si rese latitante mentre era agli arresti domiciliari per motivi di salute.
I media di Bogotà sottolineano che gli esperti anti-droga colombiani hanno scoperto tempo fa una “nuova rotta del narcotraffico che arriva in Italia. I narcos fanno uscire la droga dal paese in motoscafi diretti in Centroamerica o in Ecuador. Il viaggio prosegue via container verso la Spagna, quindi in Italia”.
E’ dal 2010 che la polizia colombiana, in coordinamento con le autorità italiane, sta seguendo la rinascita della presenza mafiosa italiana in Colombia. Secondo il quotidiano El Colombiano di Medellin, la ‘ndrangheta vanta una presenza ormai decennale in Colombia e utilizza per il traffico di cocaina le rotte atlantiche che partono dalla Colombia e dal Venezuela e hanno come snodo la Guinea Bissau, in Africa.
Nel corso di quest’anno la polizia colombiana ha arrestato altri tre boss italiani. Il primo, a febbraio, Tommaso Iacomino, esponente di spicco di Cosa Nostra, ex braccio destro di Bernardo Provenzano. Il 24 aprile è stata la volta dell’italo-argentino Domenico Trimboli, legato alla ‘ndrangheta, catturato nel corso di un’operzione congiunta con la polizia italiana. Infine, il 28 aprile, a finire in manette è stato un altro trafficante di droga esponente della ‘ndrangheta calabrese, Santo Scipione. Tutti e tre sono stati estradati in Italia.
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