CHI RICORDA più i nomi di Davide Agrati, Daniele Alemagna, Francesco Del Tongo, Rocco Lupini, Patrizia Tacchella? Ci emozionammo anche per loro, bambini di questo nostro disgraziato paese, rapiti alle famiglie, tormentati nel corpo e nello spirito, fatti oggetto di mutilazioni e trattative miliardarie e infine restituiti alle famiglie dopo il pagamento del riscatto. Chi ricorda più il nome della povera Cristina Mazzotti, adolescente dal sorriso solare, sequestrata e lasciata morire di inedia e infine buttata in una discarica? L' INDUSTRIA dei sequestri è ormai nel nostro paese un' attività regolare, con qualche centinaio di addetti, un rischio modesto e un bilancio largamente in attivo. Ricordiamo a malapena i nomi delle ultime vittime dei sequestri, il nome di Cesare Casella e di sua madre Angela che coraggiosamente tentò di vincere il silenzio e l' omertà delle donne dell' Aspromonte, il nome del piccolo Marco Fiora che restò per sedici mesi in mano ai rapitori e che, dopo quattro anni dalla liberazione, si sveglia ancora, nel cuore della notte, inseguito dai suoi fantasmi. Ci dimenticheremo, inevitabilmente, anche del piccolo Farouk Kassam, del suo sguardo intenso e del suo piccolo orecchio tagliato, delle lenzuola che abbiamo esposto chiedendone la liberazione, dei cortei e delle manifestazioni nelle quali abbiamo espresso (e cos' altro potevamo fare?) la nostra solidarietà per lui e per la sua famiglia e la nostra vergogna per appartenere ad un paese di banditi di tale ferocia. Ce ne dimenticheremo, non per indifferenza o cattiveria, ma perchè conosceremo altre vittime, giovani e meno giovani, di questa industria dei sequestri che, nella notte tra venerdì e sabato, lungi dall' essere sconfitta, ha riscosso ancora una volta il suo cospicuo dividendo. Nel momento in cui il piccolo Farouk è finalmente tornato tra le braccia dei suoi, può sembrare di pessimo gusto sollevare dubbi e interrogativi su una vicenda che ci ha commosso e tenuti per 177 giorni con il fiato sospeso, e che ieri si è felicemente risolta. Non sempre è bene quel che finisce bene. Al di là delle ricostruzioni, molto attente e credibili dei nostri colleghi che si trovavano in Sardegna, molti passaggi della liberazione del piccolo Farouk restano oscuri. Ci sono, ad oggi, molte cose che non sappiamo, sulle quali non abbiamo avuto una versione ufficiale univoca e attendibile. Fino a questo momento non sappiamo a che ora esattamente è stato liberato il bambino, a chi è stato consegnato, quanto tempo è rimasto in mano ai personaggi che facevano da tramite tra i banditi e le forze dell' ordine, chi erano questi personaggi, quanto tempo (un' ora? due ore?) è stato concesso ai banditi per allontanarsi, che cifra è stata consegnata ai rapitori, chi ha pagato il riscatto, come sono stati compensati i mediatori dell' operazione, si tratti di Mesina o altri. Non sappiamo nemmeno se il bambino fino adesso è stato interrogato dai magistrati, se e quando sarà interrogato. Non vorremmo con queste nostre domande apparire o troppo ingenui o troppo feroci. Ci rendiamo ben conto che di fronte al rapimento di un bambino tutti i mezzi, dalla trattativa al pagamento del riscatto, sono leciti per tentare di liberarlo. Non siamo mai stati, in questa materia, tra i sostenitori della cosidetta "linea dura", del blocco dei beni della famiglia dei rapiti. Ma non ci piace un sistema che adotta a seconda dei casi, ora la linea della intransigenza ora la linea della trattativa. Non vorremmo nemmeno apparire troppo ingenui: sappiamo perfettamente che non tutto può essere rivelato alla pubblica opinione. Ma in questo caso le autorità non ci hanno fornito "una" versione, sia pure insufficiente o scarsamente credibile della vicenda, ma ce ne hanno fornite, contemporaneamente più di una e tra esse contraddittorie, rendendo manifesto uno scarso coordinamento tra le diverse forze dell' ordine e tra queste e la magistratura. Ancora una volta è questo che ci preoccupa. Poche cose invece sappiamo per certo. La prima è che il bambino si trova oggi a Parigi, con la sua famiglia. E questo non può che farci davvero piacere. La seconda è che i banditi hanno portato a termine felicemente la loro operazione, si sono verosimilmente già spartiti il bottino, e sono in libertà. operazione, si sono verosimilmente già spartiti il bottino, e sono in libertà. E' possibile che stiano già mettendo gli occhi su un altro bambino da rapire. E questo ci fa rabbia. Come, pensiamo, farà rabbia a molta gente per bene. E anche al Capo della Polizia, dottor Parisi.