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 la Repubblica - Mercoledì, 12 agosto 1992 - pagina 16
ENRICO BONERANDI

Mamoiada solidale con l' esercito. Andò: ' Successo dell' operazione' . Caso Viesti, per il ministro il generale non si tocca
SOTTO SCORTA GLI ALPINI IN SARDEGNA

Il giallo resta: ' Francesca? Noi non la conosciamo...'

MAMOIADA - E questa Francesca, chi è?, domanda il ministro. I quattro alpini in pigiama, sulle brandine dell' ospedale, si stringono le spalle, guardandosi l' un l' altro. Renzo Bertino, il ragazzo ferito più gravemente (ieri i medici hanno sciolto la prognosi: 30 giorni), dorme su un fianco, voltato dall' altra parte. Risposta stentata, ma corale: "Ma no, signor ministro, noi di Francesche qui non ne conosciamo". Salvo Andò si accontenta. Fa gli auguri, stringe le mani e se ne va. Nella storia complicata della sparatoria sugli alpini in libera uscita in terra di Barbagia, aleggia il mistero di Francesca. I due ragazzi che sabato notte hanno impallinato i Nostri alle porte di Mamoiada, 9 mila abitanti a 15 chilometri da Nuoro, intimandogli di "lasciar stare Francesca", sono ancora liberi, ma i carabinieri contano di arrestarli partendo dalle segnalazioni anonime che, caso strano da queste parti, piovono alla loro centralina. Se i feriti negano ogni contatto con questa Francesca che ha scatenato irreprimibili gelosie, da un' indagine del comando è risultato che almeno tre o quattro soldati hanno stretto amicizia con ragazze di questo nome. In paese, invece, è quasi vietato toccare l' argomento. "Secondo me non è neanche di qui quella Francesca - dicono in municipio e confermano al bar - con gli alpini in giro, erano in parecchie a venire a Mamoiada per divertirsi un po' ". Una bella ragazza fa una risata, poi se ne va in fretta: "Io mi chiamo Gianfranca, e sono fidanzata...". Alla pista dell' attentato "politico", della protesta armata contro lo Stato Continentale oppressore, sono in pochi a crederci sul serio. I più tenaci sostenitori di questa tesi sono i sindacati, che per bocca dei tre segretari locali di Cgil, Cisl e Uil hanno tuonato contro le azioni "all' incrocio tra delitto e terrorismo". A sostegno della teoria, ci sarebbero le scritte (poche) apparse sui muri di Mamoiada, piccoli incidenti e soprattutto l' episodio, ancora misterioso, del treno bloccato e dato alle fiamme a Belvì, sulla linea Sorgono-Cagliari. Di sicuro la protesta anti-alpini non gode di sostegno popolare: ieri un affollato Consiglio comunale, con la gente vestita a festa, ha ribadito la condanna dell' episodio e la simpatia per le brigate "continentali". Con una voce dissonante, che ha riscosso qualche applauso: un ragazzo, Alberto, si è lamentato perché le camionette passano per il paese con i mitra spianati. Dopo la sparatoria, i pochi alpini che vanno in libera uscita, infatti, sono scortati da guardie armate. Achille Crisponi, presidente della Provincia e consigliere comunale del paese, ha avuto invece parole di fuoco contro i "teppisti": "Abbiate coraggio, per una volta. Costituitevi". Mamoiada non è certo un posto tranquillo. Da decenni una faida familiare miete vittime a grappoli. L' anno scorso, di questi tempi, ci sono stati ben cinque morti ammazzati. Eva Cannas, consigliere comunale, ha avuto due fratelli uccisi. Dice: "Gli alpini avevano portato in paese un po' di serenità, la gente ha ricominciato a uscire la sera, quando prima c' era il coprifuoco alle otto. Nessun delitto è giustificabile, ma per la catena di vendette che ha insanguinato queste strade c' è una spiegazione, una logica, anche se perversa. Nei colpi di fucile contro i soldati vedo invece solo la scelleratezza, l' infrangere una delle qualità migliori della mia gente, il senso di ospitalità". Certo, qualcosa gli alpini devono averla combinata per scatenare la ritorsione. "Qui i giovani non ci sanno fare con le donne. Non le corteggiano, non sono gentili. Preferiscono bere tra loro e sparacchiare contro i lampioni, i segnali stradali, i muri...", raccontano gli anziani e ammettono le ragazze. Gli alpini, invece...qualche successo amoroso l' hanno strappato di sicuro, anche perché Mamoiada gode fama, relativamente alla Barbagia, di paese libertino. Ora ci staranno più attenti, per le raccomandazioni dei superiori, delle mamme che li hanno tempestati di telefonate, e anche perché un po' di tremarella gliel' hanno messa addosso i pallini della "vendetta". A Mamoiada sono considerati poco più di un manrovescio: di solito si usano i pallettoni. Il ministro della Difesa ha incontrato ieri prefetto e autorità, tenendo infine un discorso alla truppa e una conferenza stampa. Un punto-chiave nel discorso di Salvo Andò: non si tratta di controllo del territorio, di missione "alla siciliana". Quello che gli alpini della Taurianense stanno faticosamente facendo da tre settimane, e fino al 20 agosto, è una "operazione di addestramento" puramente militare. Il fatto che l' annuncio delle esercitazioni sia stato dato in coincidenza con le fasi più drammatiche del sequestro Farouk è, secondo Andò, del tutto casuale. In una delle tante perlustrazioni in giro per i monti, però, pare che i soldati abbiano trovato una grotta con materassi, giornali e giocattoli sparsi. Si sta intanto mettendo a punto una minuziosa mappatura della zona che, facendo gli scongiuri, potrebbe risultare utilissima ai carabinieri nel caso avvenisse un altro sequestro di persona. Andò ha elogiato un po' tutti: "Possiamo parlare di successo di tutta l' operazione. Dal punto di vista tecnico, si è trattato di un impegno vero per un addestramento in condizioni ambientali difficili, come può capitare in una missione fuori dal territorio nazionale". Un inciso: la grande paura degli alpini non sono i pallettoni di Mamoiada, ma è venire spediti in Bosnia sotto i mortai serbi. Sull' argomento Andò è rimasto nel vago, mentre ha concesso qualche battuta sull' avvicendamento ai vertici di Servizi e carabinieri: "L' autonomia del governo è completa, ma la vicenda a questo punto mi sembra conclusa". Viesti, in sostanza, non si tocca. Un altro segno sintomatico di successo degli alpini in Sardegna, per il ministro, sta nel fatto che altri paesi del Nuorese, come Orgosolo, si sono offerti di ospitare negli anni prossimi campi di addestramento dell' esercito, e magari anche accampamenti stanziali. Il che, per i commercianti, significherebbe affari d' oro: la tradizione vuole che l' esercito si rifornisca di cibo e vettovaglie nelle zone dove è accampato. Guai, dunque, a interpretare la sparatoria come una protesta della popolazione, "con buona pace di chi vuole dare una rappresentazione grottesca della realtà isolana, secondo schemi vecchi di venti o trenta anni". Viva gli alpini, allora, e viva la Sardegna, sperando che non succeda più niente. Con un finale all' insegna del ramo d' ulivo: i cinque soldati rimasti feriti sabato notte sono stati invitati da un gruppo di imprenditori della Costa Rey a trascorrere gratis un mese di vacanza, l' anno venturo, insieme alle loro famiglie.